Il Parlamento europeo ha adottato la propria posizione in merito alla proposta di Regolamento sugli appalti internazionali nell’Unione europea.
In particolare, la proposta prevede l’istituzione dell’IPI – International Procurement Instrument.
L’IPI incoraggia l’apertura dei mercati degli appalti pubblici dei paesi che proteggono questo settore introducendo delle misure che limitano l’accesso alle gare d’appalto pubbliche dell’UE delle società provenienti da paesi extra UE che non offrono un accesso simile alle imprese europee. Lo strumento autorizzerebbe la Commissione a determinare se, e in quale misura, le imprese di un paese terzo devono essere soggette a una misura IPI.
I deputati concordano su due tipi di misure IPI che la Commissione può scegliere per rimediare alla disparità di accesso ai mercati degli appalti pubblici: adeguare il punteggio dell’offerta delle aziende soggette all’IPI (senza influenzare il prezzo da pagare all’aggiudicatario), o escludere l’azienda dalla gara.
Inoltre, il Parlamento riduce a due il numero di eccezioni in cui le amministrazioni aggiudicatrici nazionali possono decidere di non applicare le misure IPI (quando tutte le offerte provengono da aziende di paesi soggetti a una misura IPI e nei casi in cui l’interesse pubblico prevalga sulle considerazioni IPI, come nei settori della salute pubblica o della protezione ambientale), estendendo così l’efficacia prevista dello strumento. Tuttavia, i deputati insistono sull’esenzione delle imprese provenienti da paesi meno sviluppati e da quelli in via di sviluppo e vulnerabili.
Nel testo, vengono inoltre incluse tutte le amministrazioni pubbliche europee nel campo di applicazione dell’IPI, così da garantire un’attuazione uniforme in tutti i paesi dell’Unione.
I deputati propongono due soglie per determinare quali procedure d’appalto siano soggette a una misura dell’IPI: minimo 10 milioni di euro per lavori e concessioni e 5 milioni di euro per beni e servizi.