Confindustria ha recentemente pubblicato il Position Paper che si concentra su possibili interventi di riforma in materia di responsabilità amministrativa degli enti disciplinata dal d.lgs. n. 231 del 2001.
L’obiettivo del presente lavoro è quello di ristabilire la logica preventiva e premiale che ne aveva ispirato l’intento originario, affrontando i limiti emersi nell’applicazione della disciplina, che spesso si è tradotta in uno strumento repressivo, generando incertezze per le imprese.
In particolare, le proposte avanzate da Confindustria si concentrano su tre aspetti chiave in materia di responsabilità amministrativa degli enti: l’ambito applicativo, i modelli organizzativi e le garanzie.
Per quanto riguarda l’ambito applicativo, Confindustria suggerisce una semplificazione della normativa, limitando il catalogo dei reati presupposto ai reati strettamente connessi all’attività economica e alle normative sovranazionali, evitando l’inclusione automatica di nuove fattispecie. Inoltre, si propone di riconsiderare l’applicabilità della responsabilità ex d.lgs. 231 del 2001 alle microimprese, che spesso trovano difficoltoso adottare modelli organizzativi complessi e si espongono a rischi sanzionatori sproporzionati.
In merito ai modelli organizzativi, Confindustria ritiene necessaria l’introduzione di linee guida per la validazione dei MOG e riconoscere i comportamenti riparatori post-reato, simili ai deferred prosecution agreements. In tal contesto, un meccanismo di probation potrebbe consentire alle imprese di estinguere l’illecito e ridurre la responsabilità, evitando penalizzazioni economiche che ostacolerebbero la partecipazione a gare pubbliche e l’accesso ai finanziamenti.
Per quanto riguarda le garanzie, Confindustria suggerisce di bilanciare l’onere della prova, attribuendolo alla pubblica accusa, e di valutare le sanzioni interdittive in base alla solidità patrimoniale delle imprese. Inoltre, si propone l’introduzione di una prescrizione uniforme a quella penale e l’estensione della causa di non punibilità per debito tributario alle persone giuridiche, nonché un rafforzamento dei diritti di difesa, in particolare il diritto al silenzio.
Infine, Confindustria segnala la recente riforma (D.lgs. n. 84/2024), che ha introdotto l’efficacia di giudicato per le sentenze penali di assoluzione nel processo tributario, ma non ha esteso lo stesso principio alle sentenze tributarie nel giudizio penale. Secondo l’Istituto, le interpretazioni restrittive della giurisprudenza hanno creato incertezze e disparità di trattamento, suggerendo l’opportunità di estendere la norma per garantire un maggiore coordinamento tra i vari giudicati sui medesimi fatti.