Lo scorso 7 e l’8 settembre Banca d’Italia ha organizzato due incontri sui rischi climatici e ambientali con le banche e gli altri intermediari finanziari vigilati.
Banca d’Italia ritiene fondamentale il dialogo con gli operatori vigilati in questa materia, stante l’attualità e la pervasività di tali rischi.
Già nel 2020, la BCE aveva emanato la Guida rivolta alle banche less significant sull’attività di gestione dei climatici e ambientali e sul rafforzamento alla trasparenza sugli aspetti climatici e ambientali.
Nel 2022, poi, Banca d’Italia ha emanato gli Orientamenti di vigilanza sull’integrazione dei rischi climatici e ambientali nelle strategie aziendali, nei sistemi di governo, controllo e gestione dei rischi e nella informativa al mercato degli intermediari vigilati banche less significant e intermediari finanziari non bancari.
Nel corso dei suddetti incontri Banca d’Italia ha ricordato come, coerentemente alle priorità strategiche pubblicate nel gennaio 2023, l’azione di vigilanza sulla gestione dei rischi climatici e ambientali sia proseguita intensamente negli ultimi mesi.
Nel contesto internazionale, la proposta di Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) ha avuto un notevole impatto, non solo sul settore bancario e finanziario, ma più in genera sul mondo delle imprese.
La CSDDD, infatti, oltre a prevede una serie di obblighi per le grandi imprese in materia di sostenibilità e diritti umani, chiederà alle imprese di rispondere anche della loro catena del valore, con impatti quindi anche sulle piccole e medie imprese (PMI).
In tale contesto, Banca d’Italia ha invitato gli intermediari vigilati ad adeguarsi tempestivamente alle nuove regole, cooperando con le imprese non finanziarie sui piani di transizione e monitorando la crescita dei rischi connessi con la sostenibilità.
Tra i temi maggiormente discussi quello della reperibilità e qualità dei dati ESG, con la quasi totalità degli intermediari che ha riferito di utilizzare dati acquistati da fornitori professionali.
Scarso l’affidamento riposto dalle banche sui punteggi ESG di sintesi relativi alle singole imprese, con preferenza per l’utilizzo dei dati di base per effettuare proprie analisi.
Diversi operatori hanno allo studio algoritmi proprietari di valutazione dei rischi di sostenibilità e prime metodologie che tengano conto dei processi del credito e della selezione dei portafogli.
Da numerosi intermediari i dati acquistati da fornitori esterni sono integrati con questionari alle imprese.
Infine, si segnala il tema dell’attuale tassonomia europea sul clima, che rischia di scoraggiare gli investimenti in attività economiche per cui non sono attualmente presenti i criteri di vaglio tecnico per determinarne il contributo alla lotta ai cambiamenti climatici.