Banca d’Italia ha pubblicato una nota sull’impatto dei rischi climatici e ambientali sull’attività delle banche e degli altri soggetti vigilati.
In particolare, evidenzia Banca d’Italia, solo una percentuale esigua di intermediari ha già avviato un’analisi sull’impatto dei rischi climatici (fisici e di transizione) sul portafoglio crediti, anche se un ampio numero di banche provvederà in breve tempo.
Rispetto al passato, è cresciuto il numero di intermediari che hanno cominciato a prendere coscienza e ad impegnarsi nella gestione dei rischi legati ai cambiamenti climatici, ma permane tutt’ora una insufficiente diffusione di modelli per l’integrazione nelle strategie aziendali.
Numerose indagini svolte tra le banche hanno evidenziato che, nonostante la crescita di consapevolezza sul tema, ad oggi le iniziative adottate per la valutazione e l’integrazione dei rischi legati ai cambiamenti climatici e per la transizione verso un’economia a basse emissioni di CO2 sono ancora insufficienti.
L’8 aprile 2022, Banca d’Italia ha pubblicato un documento sulle proprie aspettative di vigilanza che individua una prima serie di indicazioni in relazione all’integrazione dei rischi climatici e ambientali:
- nelle strategie aziendali;
- nei sistemi di governo, gestione e controllo;
- nelle modalità di acquisizione e organizzazione delle informazioni da diffondere al mercato da parte degli intermediari bancari e finanziari vigilati.
Sul punto Banca d’Italia ritiene indispensabile che le banche prevedano adeguati presidi e sviluppino prassi adeguate a identificare, misurare, monitorare e mitigare i rischi climatici, seguitando a garantire l’accesso al credito e supportando le aziende nel processo di transizione.
Nella nota in oggetto vengono prese in considerazione le risposte fornite dagli intermediari bancari nel corso di una rilevazione condotta da Banca d’Italia nel primo trimestre 2022.
Per quanto riguarda la gestione dei rischi climatici nel portafoglio crediti, la rilevazione evidenzia come il tredici per cento delle banche valuti l’impatto dei rischi climatici nella gestione del proprio portafoglio e l’ottanta per cento si proponga di farlo nel prossimo futuro.
Circa il venticinque per cento delle banche di maggiori dimensioni ha avviato una serie di analisi su queste tematiche, mentre solamente una tra le banche significative del campione intervistato non ha avviato nessuna valutazione in merito.
Il fatto che le banche significative siano in una fase più avanzata riflette, oltre la maggiore disponibilità di risorse, anche la moral suasion esercitata dalla Guida della BCE sui rischi climatici e ambientali, di novembre del 2020.
Le banche che presentano maggior ritardo nell’attuazione di piani relativi all’integrazione dei rischi in oggetto sono riconducibili al settore del credito cooperativo, stante l’attesa di piani e indicazioni da parte delle capogruppo.