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Scelte di investimento delle famiglie italiane: il rapporto Consob

3 Febbraio 2023
Di cosa si parla in questo articolo

Consob ha pubblicato l’ultimo rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane.

Il Rapporto analizza conoscenze, attitudini e comportamenti di un campione di 1.436 individui, di cui l’80% uomini, rappresentativi della popolazione degli investitori italiani.

Il Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane esplora anche talune differenze di genere sulla base di un campione esteso a 2.085 individui e più bilanciato rispetto alla presenza femminile.

L’indagine, pur ponendosi nel metodo in continuità con le ricognizioni precedenti, approfondisce alcuni aspetti legati ai riflessi che le dinamiche congiunturali in atto possono avere sulle scelte finanziarie individuali.

L’80% degli intervistati ritiene complessa la gestione delle finanze personali anzitutto a causa del contesto incerto e della crescita dei prezzi.

I dati macroeconomici confermano questa percezione: l’inflazione erode il potere di acquisto del reddito disponibile; il disagio economico delle famiglie torna ad aumentare; la ricchezza finanziaria in rapporto al reddito disponibile si riduce, pur rimanendo superiore a quella dei maggiori paesi dell’area euro, anche per un effetto di valutazione che il Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane quantifica con riferimento a un portafoglio stilizzato di investimenti retail.

Il terzo fattore di complessità nella gestione delle finanze personali indicato dai partecipanti all’Indagine è la bassa cultura finanziaria.

In particolare, evidenzia il Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, sebbene in lieve crescita, le conoscenze finanziarie non sono ancora sufficientemente diffuse né rispetto ai concetti di base (ad esempio, la nozione di diversificazione degli investimenti è compresa solo dal 50% degli intervistati) né rispetto agli strumenti finanziari (la quota di risposte corrette a domande su conto corrente, azioni, obbligazioni e fondi comuni di investimento rimane al di sotto del 60%) né rispetto alle dimensioni del rischio finanziario (in particolare, la percentuale di intervistati che ha familiarità con le nozioni di rischio di credito, di mercato e di liquidità oscilla tra il 20% e il 49%).

Un punto di attenzione è la conoscenza del concetto di inflazione: sembra comprenderne gli effetti il 65% del campione (anche se emergono divari significativi tra fasce di età, aree di residenza e fasce di reddito); tra gli investitori che nell’attuale contesto economico preferiscono detenere i propri risparmi in un conto corrente e tra quanti indicano l’inflazione tra i fattori di difficoltà nella gestione delle finanze personali rispettivamente più di un terzo e circa un quarto non coglie l’impatto della crescita dei prezzi sul proprio potere di acquisto.

Gli investitori sembrano comunque sempre più consapevoli della necessità di innalzare le proprie competenze, visto che nel 66% dei casi (+10 punti percentuali rispetto al 2021) si dichiarano disposti ad approfondire temi utili per le scelte finanziarie più importanti. A tal fine, il riferimento indicato più di frequente sono gli intermediari (34% dei casi, in calo di 8 punti percentuali rispetto al 2021), che il 32% dei rispondenti ritiene dovrebbero adoperarsi anche per accrescere le conoscenze finanziarie dei cittadini, oltre alle istituzioni pubbliche (segnalate nel 30% dei casi) e alla scuola (26%).

Dal Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane emerge che margini di miglioramento permangono anche rispetto all’attitudine verso i temi legati alla finanza personale, che l’Indagine 2022 coglie rilevando l’inclinazione all’ansia finanziaria, la percezione di auto-efficacia e la difficoltà avvertita rispetto alla pianificazione di lungo periodo.

Nel confronto con il 2021, è aumentata la quota di investitori che dichiara di provare disagio nella gestione del proprio denaro, mentre è sostanzialmente stabile la percentuale di intervistati che si ritengono auto-efficaci nel raggiungimento dei propri obiettivi finanziari; è meno diffusa invece l’opinione che pianificare a lungo termine sia difficile.

Nel complesso, dal Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, risulta che l’indicatore sintetico risultante dall’aggregazione delle componenti citate non segnala progressi nell’attitudine alla gestione del denaro, assumendo in media un valore pressoché invariato rispetto al 2021 e pari a 5,3 (su una scala da 0 a 10).

A fronte di un deterioramento delle condizioni finanziarie delle famiglie, registra un peggioramento rispetto al 2021 il cosiddetto controllo finanziario – inteso come la risultante dei comportamenti di pianificazione, rispetto di un budget e risparmio – misurato da un indicatore sintetico pari in media a 6,6 (su una scala da 0 a 10).

È diminuita infatti la percentuale di intervistati che pianificano e definiscono un bilancio familiare (12% dei casi a fronte del 16% nell’anno precedente), mentre è aumentata la quota di investitori che risparmiano in modo occasionale (44% a fronte di 37% nel 2021).

Tali evidenze si associano a un approccio alla pianificazione che privilegia l’attenzione alla sostenibilità delle spese (41% dei casi), che tuttavia non sono sempre monitorate (solo il 20% del campione le controlla e/o confronta con quelle pianificate), a scapito dell’identificazione e dell’ordinamento per priorità di bisogni e aspirazioni (menzionate solo dal 18% degli investitori), che in astratto dovrebbero essere le prime valutazioni da fare.

Peggiora lievemente anche l’attitudine complessiva all’investimento, misurata da un indicatore sintetico, che nel 2022 assume un valore inferiore a 5 (su una scala da 0 a 10) e che riflette le conoscenze finanziarie di base, le conoscenze digitali e l’adozione di abitudini di investimento diverse dalla ‘consulenza informale’ (ossia dall’affidamento a parenti, amici e colleghi).

Tale peggioramento è legato alla diminuzione delle conoscenze digitali e all’aumento del ricorso alla consulenza informale, entrambi riferibili agli investitori con minore esperienza di investimento.

Quest’ultima, infatti, appare una caratteristica importante ai fini della segmentazione degli investitori: in particolare, gli intervistati con un’esperienza superiore a 10 anni (40% dei casi) mostrano una cultura finanziaria più elevata e si avvalgono più di frequente della consulenza finanziaria rispetto a coloro che hanno fatto il loro ingresso nel mercato dei capitali a partire dal 2020 (23% del campione).

Una breve presentazione del Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane è disponibile al seguente link.

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