Lo ESG European Institute ha pubblicato un paper di studio sul tema “Le società benefit come possibile modello di sviluppo anche per le società quotate”.
Lo studio analizza il sentiment di società quotate, investitori istituzionali, proxy advisors, banche ed altri operatori del mercato rispetto all’adozione del modello di Società Benefit.
Attraverso l’indagine condotta sui diversi players, viene fornita una panoramica degli elementi percepiti come positivi e negativi in una simile scelta.
La ricerca mostra l’interesse delle società quotate verso i temi di sostenibilità, sia fronte economico, sociale ed ambientale, anche in termini di comunicazione verso il mercato.
Oltre un quarto delle intervistate sta valutando di diventare Società Benefit. Negli altri casi, i timori principali sono legati all’eventuale recesso conseguente alla modifica dell’oggetto sociale, alla mancanza di benefici o agevolazioni fiscali in rapporto agli oneri organizzativi interni da sopportare, nonché le incertezze normative.
Per quanto riguarda gli altri players del mercato: vi è chi valuta positivamente l’acquisizione dello status di società benefit da parte delle grandi società quotate, con effetto traino per le PMI; chi sospende il giudizio in attesa delle nuove norme della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD); chi invece si dice non favorevole, ritenendo non necessario al fine di certificare il già presenti strumenti adeguati a dimostrare il commitment di un’azienda in termini di sostenibilità; chi infine valuta con favore tale modello indipendentemente dalle dimensioni e dalla quotazione della società.
Lo studio è stato condotto da un gruppo di lavoro dello ESG European Institute coordinato da Laura Cavatorta (amministratrice indipendente di società quotate) e composto da Gioacchino Amato (Deloitte Legal), Barbara De Donno (Luiss Guido Carli), Alfredo Morrone (Università degli Studi di Chieti Pescara), Konstantinos Sergakis (Università di Glasgow), con la collaborazione di Paolo Di Cesare e Eric Ezechieli (Nativa Srl SB) e di Sofia Maria Lener e Caterina Vicenzi.