Adesso è ufficiale. Con comunicato stampa di ieri, 28 settembre, la Commissione Europea ha reso noto di aver presentato una proposta volta a introdurre un’imposta sulle transazioni finanziarie in tutti i 27 Stati membri dell’Unione europea.
Tale imposta si applicherebbe a tutte le transazioni di strumenti finanziari tra enti finanziari per le quali almeno una controparte della transazione sia stabilita all’interno dell’UE. Lo scambio di azioni e obbligazioni sarebbe tassato con un’aliquota dello 0,1%, mentre per i derivati il tasso sarebbe dello 0,01%. In tal modo sarebbe possibile riscuotere un gettito di 57 miliardi di euro ogni anno. La Commissione ha proposto che l’imposta entri in vigore il 10 gennaio 2014.
La proposta sarà discussa dagli Stati membri nel quadro del Consiglio dei ministri dell’UE, mentre la Commissione parteciperà al vertice del G20 previsto per novembre.
La Commissione ha giustificato l’introduzione di una nuova imposta sulle transazioni finanziarie rilevando l’opportunità che, in un contesto di risanamento di bilancio negli Stati membri, il settore finanziario si faccia carico di parte dei costi della crisi economica di cui è concausa. Questo in ragione del fatto che il peso delle imponenti misure di salvataggio del settore finanziario è stato sopportato dalle amministrazioni pubbliche e in generale dai cittadini europei, e che, comunque, il settore finanziario è attualmente il meno tassato rispetto ad altri. L’imposta genererebbe un gettito fiscale supplementare del settore finanziario a sostegno delle finanze pubbliche.
La Commissione Europea ha inoltre evidenziato l’opportunità di un intervento che rafforzi il mercato unico dell’UE, considerato il fatto che, ad oggi, dieci Stati membri hanno già introdotto, seppur in forme diverse, un’imposta sulle transazioni finanziarie.
La proposta della Commissione Europea prevede l’introduzione di nuove aliquote fiscali minime e l’armonizzazione delle relative disposizioni fiscali in seno all’UE. L’imposta dovrebbe in tal modo contribuire a ridurre le distorsioni della concorrenza nel mercato unico, scoraggiare attività di negoziazione ad alto rischio ed integrare gli interventi di regolamentazione volti a prevenire future crisi.
Il gettito dell’imposta sarebbe condiviso tra UE e Stati membri. Parte dell’imposta sarebbe impiegata come risorsa propria dell’UE, riducendo così in parte i contributi nazionali. Gli Stati membri avrebbero la facoltà di incrementare i propri introiti applicando un tasso più elevato alle transazioni finanziarie.