Con Sentenza del 4 Novembre 2015, i giudici della Suprema Corte di Cassazione si soffermano sulla nozione di avviamento di azienda, prendendo in esame l’ipotesi della vendita di un ramo aziendale (di una Srl) precedentemente concesso in affitto a terzi.
La Corte convalida il criterio estimativo adoperato dai giudici di merito (criterio da considerarsi immune da sindacato in sede di legittimità, trattandosi di giudizio di fatto), i quali constatavano come, nel caso di specie, il valore di avviamento del ramo predetto non poteva considerarsi comunque inferiore al costo derivante dall’affitto. Prendendo spunto dalla fattispecie concreta, la Suprema Corte elabora il principio per cui nell’ambito dei parametri tesi a valutare l’avviamento aziendale rientra (inter alia) la prevedibile capacità dell’azienda di coprire i costi. Quest’ultimi infatti, pur essendo deducibili dal valore aziendale, non rilevano di per sè ai fini dell’avviamento, ma la valutazione da operare per determinare la capacità di profitto di un’attività produttiva, deve essere una valutazione globale e calibrata in relazione al caso concreto, che non attribuisca valore dirimente (ed isolato) ai costi di gestione, ma che tenga conto di tutte le caratteristiche dell’azienda in questione, compresa la capacità della stessa (in prospettiva futura) di coprire tali costi e di realizzare utilità differite e benefici economici futuri.