Il Tribunale di Catanzaro, con ordinanza del4 novembre 2022, si pronuncia su un ricorso d’urgenza ex art. 700 c.p.c. promosso dal socio di maggioranza di una s.r.l. al fine di ottenere l’esclusione dell’altro socio – condannato alla pena di anni dodici di reclusione per il delitto di associazione a delinquere di stampo mafioso – in seguito alla notifica alla società dell’interdittiva antimafia ai sensi del d.lgs. n. 159/2011.
Deduce la ricorrente, a fondamento della propria domanda, sotto il profilo del fumus boni iuris, che “anche se non espressamente prevista in statuto, la reclusione del socio per un periodo non superiore ai cinque anni, costituisc(e) giusta causa di esclusione ai sensi dell’art. 2473 bis c.c.”. Quanto al periculum in mora, il provvedimento interdittivo compromette in misura pervasiva l’attività della società, determinando, inter alia, l’incapacità di contrarre con la pubblica amministrazione.
Tuttavia, secondo il Tribunale di Catanzaro la norma di cui all’art. 2473-bis c.c., in virtù della quale “l’atto costitutivo può prevedere specifiche ipotesi di esclusione per giusta causa del socio”, non lascia adito a dubbi: “l’esclusione del socio (è ammessa) soltanto ove prevista dall’atto costitutivo e nelle specifiche ipotesi di giusta causa da questo stabilite ex ante”.
E infatti, diversamente da quanto disposto nelle società di persone dall’art. 2286 c.c., nella s.r.l. l’esclusione del socio opera solamente (i) nell’ipotesi di legge del socio moroso (art. 2466 c.c.) e (ii) nelle specifiche ipotesi statutariamente previste riconducibili a una giusta causa (art. 2743 bis c.c.).
Pertanto, il venir meno dell’onorabilità di un socio non può legittimare la sua esclusione dalla s.r.l., ove ciò non sia previsto ex ante in maniera chiara e circoscritta dall’atto costitutivo e purché integri un’ipotesi di giusta causa di esclusione.